Le diete vegane sono davvero un problema per le ossa ?

Le diete vegane sono davvero un problema per le ossa ?












Studi di questo tipo sono molto interessanti ma hanno un enorme difetto: si prestano ad essere trasformati in temibili armi nelle lotte di religione che sono, purtroppo, la regola tra i “fedeli” delle varie tipologie di dieta.

Per anni i vecchi studi degli anni 70 sono stati utilizzati da vegetariani e vegani non tutti, sia chiaro, qui si parla di zeloti e militanti come la pistola fumante in grado di provare che il consumo di proteine, e per traslato di carne, sciogliesse letteralmente le ossa in un mare di acido. 

Ovvio che questo lavoro, se interpretato in maniera assolutamente parziale, potrebbe fornire alle tante tribù carnivore l’arma con cui attaccare i fragili vegani.














Un’analisi ponderata dei dati ci indica che l’associazione tra dieta e rischio di fratture è molto meno evidente, seppur ancora presente, quando si tenga presente dell’indice di massa corporea del soggetto. L’ effetto protettivo di un peso corporeo maggiore, soprattutto per fratture dell’anca, era stato evidenziato da diversi studi e potrebbe essere dovuto a fattori diversi: il grasso sottocutaneo può smorzare la forza dell’impatto in caso di caduta; il grasso viscerale può aumentare la produzione di estrogeni, essenziali per i processi di modellazione delle ossa; infine, il peso maggiore, che esercita uno stimolo meccanico sulle ossa più grande, può contribuire ad una maggiore densità ossea.  

















In effetti, non ci sono differenze apprezzabili nel rischio di fratture della caviglia, probabilmente perché il maggior indice di massa corporea dei soggetti carnivori è causa di maggiori forze di torsione a livello di questa delicata articolazione. L’ insieme di questi dati indica che la densità ossea non è il solo fattore a determinare maggiore o minore incidenza delle fratture, e che l’indice di massa corporea del soggetto gioca un ruolo importante, sia in positivo, sia in negativo.

Altro fattore importante, che non riguarda direttamente le ossa, è la presenza di minor massa muscolare in vegetariani e vegani, fattore che aumenta il rischio di cadute accidentali e fratture soprattutto tra i più anziani.










I vegani presentano spesso un apporto ridotto di calcio, inferiore a 500 mg al giorno, meno della metà di quello indicato dalle linee guida (1200 mg/die); vegetariani e vegani presentano anche un apporto ridotto di proteine, spesso inferiore ai 50 g giornalieri, valore che cala ulteriormente tra gli anziani che spesso presentano un consumo di proteine inferiore a 0,8g per kg di peso corporeo,  valore al di sotto del quale si osservano più spesso fratture dell’anca.

Allo stesso tempo, a livello delle ossa non sembrano esserci problemi significativi per un apporto proteico elevato, fino a 2 g per kg di peso corporeo, un consumo molto comune tra soggetti sportivi, purché questo non sia associato ad un apporto di calcio inferiore a 600 mg/die. Un buon apporto proteico, con una quota apprezzabile proveniente da proteine di elevato , ricche di aminoacidiessenziali, è probabilmente legato a livelli più elevati di vitamina D, vitamina B12 e GF-1, tutti fattori che non sono stati direttamente indagati nel lavoro in esame e che possono avere un ruolo importante nella salute delle ossa.

Quindi, quali sono le indicazioni che possiamo trarre da lavori di questo tipo, senza volerne piegare i risultati ai nostri desiderata, e finire per utilizzarli, come spesso avviene, per confermare i nostri pregiudizi?

Lo studio fornisce un’indicazione importante: chi segue diete che restringono in maniera significativa l’apporto di alcuni alimenti deve essere molto attento alla composizione e alla qualità complessiva della dieta, tenendo in dovuto conto non soltanto un adeguato apporto dei vari macronutrienti ma anche quello di minerali e vitamine. Chi segue una dieta vegana stretta necessita di un’attenta valutazione di quanto viene consumato e dell’ integrazione di alcuni nutrienti essenziali il cui apporto con la selezione di cibi consumati può essere eccessivamente ridotto.














Lo stesso ragionamento è valido per chi segue certe diete, oggi molto di moda, che escludono il consumo di alcuni nutrienti di origine vegetale per il timore di fantomatici problemi legati a eccessi di zuccheri il fruttosio o alla presenza di antinutrienti come i citati,  non certo così terribili come alcuni credono. Per timore di remotissime possibilità di danno si riduce in maniera drammatica la varietà della dieta, con un impatto rilevante sul  microbita intestinale, l’insieme di batteri presente nel nostro apparato digerente, la cui azione è essenziale per la nostra salute.

D’altronde, se si parla di aumenti del rischio legati a consumi eccessivi, una rilevante mole di studi indica che un eccessivo consumo di carni rosse e conservate comporta un aumento apprezzabile del rischio di patologie cardiovascolari e di alcune  forma tumorali, malattie il cui impatto è decisamente più devastante di quello legato a fratture.

È evidente che tutti, e sottolineo tutti, i regimi alimentari presentano vantaggi ma si trascinano dietro anche problemi, talvolta molto importanti. Ha davvero poco senso prendere un singolo studio e utilizzarne le indicazioni avulse da ogni contesto per stabilire la superiorità di questo o di quell’approccio all’alimentazione.

Gli esseri umani sono sistemi estremamente complessi, in costante interazione con l’ambiente, anche attraverso gli alimenti che assumono, ma gli esiti di questi consumi sono influenzati da una miriade di fattori, molti dei quali estremamente difficili da misurare: un fatto che rende molto difficile gran parte degli studi nelsia nella realizzazione,  campo della nutrizione, sia nell’interpretazione dei dati e, ancora di più, nell’indicazione di comportamenti specifici basati su quanto osservato.

Di certo l’eliminazione di interi gruppi di alimenti, così come il consumo eccessivo di altri, devono essere accompagnati da una grande attenzione a quanto è sul piatto, visti i potenziali problemi legati a carenze ed eccessi: in una dieta vegetariana l’adeguata assunzione di ferro, vitamina B12 e vitamina D è certamente possibile ma richiede una scelta oculata degli alimenti e un’accurata selezione di quei cibi che possano garantire un apporto adeguato di proteine e, soprattutto di aminoacidi essenziali.













Che si parli di salute delle ossa o di malattie 

cardiovascolari, di diete vegetariane o ricche di 

prodotti animali, il messaggio che arriva dalla 

ricerca è chiaro: quello che mettiamo nel piatto o 

scegliamo di non mettere ha un ruolo importante 

nel determinare il nostro benessere. 

Chi mangia male, inevitabilmente aumenta il 

rischio di avere patologie.


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